Iniziamo questa nuova serie di conversazioni-interviste con artisti, musicisti, designers, curatori e creativi, per farci raccontare: ricordi d’infanzia, formazione artistica e intellettuale, i maestri-ispiratori, i sogni realizzati e da realizzare.
Emanuela fa due chiacchiere con
già incontrato in precedenza
Possiamo incontrare Paolo alla Galleria
con la sua seconda
personale
“Il
primo fatto notevole intorno allo spazio visivo è il suo vuoto, un vuoto
attraverso cui gli oggetti si muovono o in cui stanno[…]. L’uomo prende
conoscenza del vuoto che lo circonda e gli conferisce una forma fisica e
un’espressione”. S. Giedion
10 aprile - 9 giugno 2012
Una mostra che trascende il concetto
di spazialità per indagare il rapporto tra pieno e vuoto.
Utilizzando una varietà di linguaggi
espressivi, Paolo Cavinato crea spazi multi-sensoriali, dove confluiscono
immagini della realtà, immagini mentali e proiezioni emotive.
La sua ricerca iniziata con la
rappresentazione dello spazio fisico si propone la meta di dare una ipotetica
forma all’assoluto, trascinando lo sguardo dello spettatore in una serie di
circostanze visive.
Si tratta, in alcuni casi, di spazi
sinestesici vivibili o attraversabili, in cui i sensi vengono sollecitati e
mescolati o amplificati; ed, in altri casi, di una sorta di limbo, tra finito e
infinito.
Lo spazio diventa così un divenire
continuo, un Vuoto. Da ciò che è mutevole, sospeso, eternamente passeggero,
Paolo Cavinato approda alla rappresentazione dell’assoluto con una sorta di
mantra geometrico infinitesimale.